Cistite (le mie cistiti)
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- Category: Area sessuale femminile
- Published on Wednesday, 06 April 2011 17:21
- Written by Redazione
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Bruciori a orinare.
Negli uomini anche durante l'eiaculazione.
In breve si tratta di:
• Regolare la dieta.
• Imparare a fare pipì fino in fondo.
• Rilassare la zona ano-genitale.
• Respirare e praticare l'esercizio del palloncino.
• Non contrarsi durante i rapporti sessuali.
• Praticare l'automassaggio.
• Seguire una specifica dieta alimentare: acqua molto leggera (tipo Fiuggi o Sangemini), molte verdure, in particolare sedani, carciofi crudi o cotti, cipolle lesse.
Il cattivo medico cura i sintomi del male. Così facendo non guarisce la malattia e essa diventa più profonda e dopo poco tempo spunta di nuovo in un altro punto del corpo, aggravata. Il bravo medico scopre quali sono le cause del male e le rimuove. Solo così il paziente guarisce veramente.
Questa è l'idea della medicina che avevano i medici cinesi già 2500 anni fa. E ormai il dibattito su questa questione ha investito tutto l'ambiente medico. Inizia a vacillare la convinzione che guarire il malato equivalga a liberarlo dal malessere il più velocemente possibile, attaccando i sintomi della malattia con ogni mezzo efficace. Questo modo di procedere è valido nella medicina d'urgenza, quando vi è un imminente pericolo di morte.
Quando i sintomi stanno per uccidere il malato vanno combattuti senza esclusione di colpi.
Ma è stupido accanirsi contro i sintomi quando la malattia non minaccia immediatamente la sopravvivenza. In questo caso bisogna andare a cercare le ragioni del male.
Quando avevo 18 anni mi venne una noiosissima cistite. Andai da uno specialista che mi prescrisse degli antibiotici, ma senza risultati apprezzabili: ogni volta che urinavo o eiaculavo, i dolori persistevano. Mi rivolsi a un medico, che mi fece fare nuove analisi e mi prescrisse altri antibiotici più forti e specifici.
Nessun risultato.
Consultai un terzo specialista che mi consigliò iniezioni di disinfiammanti, ricostituenti e antibiotici. Niente. Un quarto aggiunse, ad antibiotici e disinfiammanti, uno psicofarmaco rilassante e il massaggio prostatico: quest'ultimo consiste nella pratica barbara di infilarti un dito nel sedere e schiacciare la prostata, provocandoti un male cane.
Guarii completamente.
Ma dopo sette giorni i bruciori ripresero.
Visitai un quinto luminare che mi centrifugò di pasticche. Alla fine della cura perdevo sangue orinando. Il sesto medico mi consigliò di rinunciare ai rapporti sessuali. Alla fine mio padre mi accompagnò da uno dei più grandi urologi del paese, il professor Dell'Adami che per mia fortuna si rivelò di tutt'altra pasta. Mi rifece fare le analisi, appurò che c'era un'infezione batterica ma la cosa non lo interessò più di tanto. Per lui l'infezione non era la causa ma l'effetto di uno squilibrio dell'intero apparato genitale.
Quando funziona, il nostro corpo è perfettamente in grado, da solo, di sconfiggere una piccola infezione. Quindi non si occupò dei batteri, con i quali, nonostante gli antibiotici, convivevo ormai da due anni.
Fu invece il primo a chiedermi se studiavo molto. Gli dissi che lavoravo. Facevo il disegnatore, otto-dieci ore al giorno seduto al tavolo. Mi disse che il mio problema colpiva soprattutto quelli che stanno seduti a lungo come i camionisti e gli studenti di medicina. Il sangue circola male, si crea eccessivo calore e va in tilt la valvola che determina l'uscita di orina o di liquido seminale. Era un disturbo che aveva scoperto lui dopo anni di ricerche.
Mi prescrisse di camminare, di stare seduto a lungo nella vasca d'acqua calda (immerso fino al bacino) e di procurarmi un cuscino di crine di cavallo bucato nel centro (a ciambella). Non guarii ma iniziai un lento miglioramento. Però era troppo lento. Mi rivolsi così a una pranoterapeuta, una signora anziana che mi metteva del ghiaccio sul pisello dicendomi: «Non ti preoccupare, potrei essere tua nonna». Non ebbi risultati e così, come molti che sono afflitti da malattie ormai croniche, resistenti a qualsiasi cura, intrapresi un lungo pellegrinaggio. Viaggiando in Cina andai da un agopuntore e tornato in Italia mi recai da un altro... ne visitai cinque, ma nessuna delle loro cure ebbe un effetto risolutivo, sebbene ne ricavassi un sollievo momentaneo. Feci due cure omeopatiche, mi fecero bene ma non guarii. Andai da un paio di maghi che mi tolsero il malocchio e mi prescrissero preghiere e talismani. Provai svariati infusi di erbe, impacchi, supposte d'aglio, clisteri di olio e lavanda, bagni d'erbe aromatiche. Smisi di mangiare carne, uova, latte, formaggi, dolci e cioccolato. Provai la macrobiotica. Sperimentai massaggi indiani, automassaggio cinese, rilassamento yoga, medicine tibetane e meditazione zen. Ma dopo quattro anni avevo ancora, spesso, violenti bruciori orinando e raggiungendo l'orgasmo.
Di tutte le decine di medici che mi avevano curato a nessuno era venuto in mente di chiedermi come facessi l'amore. Il mio problema stava nel fatto che ero un fantastico eiaculatore precoce: eiaculavo alla velocità della luce.
E, purtroppo, il sistema che avevo scoperto per aumentare i miei tempi di copula era quello di contrarre il basso ventre. Questo comportamento insano era aggravato dal fatto che avevo "il vizio" di contrarre quella zona anche nei momenti di tensione, mentre disegnavo e mentre compivo degli sforzi fisici. Ero molto ansioso e questo atteggiamento si manifestava anche nel mio modo di far l'amore. A causa della paura del dolore che accompagnava l'eiaculazione, non riuscivo ad abbandonarmi completamente neanche durante l'orgasmo. Si era creato un circolo vizioso. Iniziai a rendermi conto di tutto questo facendo l'amore con una meravigliosa giovane rivoluzionaria femminista che mi disse: «Calmati, tesoro!». E mi spiegò che potevamo fare l'amore con meno ansia e uno spirito più giocoso. Tranquillizzato dal suo piglio materno, riuscii a lasciarmi andare e, dopo anni, sperimentai i primi orgasmi senza dolore. Così finalmente (sono un po' tardo), mi resi conto che c'era un rapporto diretto tra il mio stato di tensione emotiva e muscolare e l'infiammazione. Se riuscivo a rilassarmi, a distrarmi, a lasciarmi andare morbidamente e senza ansia, il dolore non si manifestava. Ma farlo era per me molto difficile.
Ero ormai un giovane di 23 anni, molto esigente e perfezionista, facile al malumore e alla rabbia; spesso ero incapace di stare con gli altri e mi rinchiudevo a rimuginare, in solitudine, sulle mie sfighe esistenziali. Un musone insomma. Con saltuari scatti isterici.
Poco più tardi, verso i 24 anni, mi resi conto che non mi andava più di vivere in città. Mi trasferii in campagna e ritrovai una certa tranquillità passeggiando a lungo nei boschi. Stavo meglio. Mangiavo molte verdure e molto riso integrale biologico. Ogni tanto mi tornavano lievi bruciori, soprattutto nei periodi di maggior lavoro e tensione. Mi curavo divorando carciofi crudi e cipolle lesse e stendendomi per ore a rilassarmi, respirare e muovere le gambe e il bacino al rallentatore. Facendo l'amore limitavo i coiti e mi dedicavo piuttosto a pratiche sessuali più passive nelle quali non era necessario che io durassi a lungo. Il fatto di sapere esattamente dove fosse la clitoride mi permetteva di comportarmi così senza peraltro lasciare insoddisfatta la mia ragazza.
I numerosi calci in faccia ricevuti dalla vita mi avevano via via insegnato a essere meno ansioso e aggressivo. Un po' di distacco fa molto bene. Non ha senso prendersela per questioni di poco conto. Spesso non ha senso incazzarsi neanche per le storie importanti.
Se incazzarsi non serve a niente, perché farlo? Tanto le cose vanno comunque come devono andare. Anzi spesso prendersela troppo peggiora la situazione. Invece, se sei un po' più distaccato, ragioni meglio e la tua calma ha un effetto pacificatore sugli altri.
Arrivare a capire questo fu comunque un processo che richiese molto tempo. La svolta definitiva arrivò in seguito a un aggravamento dei sintomi. Erano passati 20 anni dall'inizio della mia malattia e potevo considerarla quasi guarita.
In quel periodo iniziai a fare conferenze in pubblico e a cantare in un gruppo di rock demenziale. Ogni volta che dovevo affrontare una platea ero colpito da un attacco fulminante di emorroidi e contemporaneamente la cistite ricominciava a ululare. Dopo lo spettacolo, a causa della paura e della tensione, ero in condizioni dolorosissime e vergognose, visto che nessuno si esime dal prendere in giro chi è afflitto da questo malanno. Non ci voleva molto a capire che i due disturbi erano intimamente collegati. Così mi trovai a dover restare a letto per giorni e a pensare di sottopormi a un intervento.
Per mia fortuna, dopo 2 anni di questa recrudescenza dolorosa, scoprii che adoravo far l'amore a lungo, senza preoccuparmi dell'erezione e dedicandomi invece a rilassare, respirando profondamente, tutto il ventre fino al pube e all'ano. Fu questa tecnica di amore in totale abbandono psicologico e muscolare che liquidò finalmente sia le emorroidi che i residui di cistite.
In realtà, nonostante gli infiniti tentativi, non ero mai riuscito a rilassare veramente la zona genitale. Farlo senza sapere come procedere è veramente difficile. Alla fine ci riuscii, in parte, con la respirazione profonda, in parte immaginando che la zona compresa tra pube, ano e vescica fosse come un palloncino pieno d'acqua.
È un sistema un po' stupido ma funziona. Ascoltare come la forza di gravità deforma questo palloncino dentro di sé in modo diverso a secondo delle posizioni che si assumono. Cercare di rilassare il palloncino e di abbandonarlo alla pressione dell'attrazione terrestre. Così riuscii finalmente a raggiungere uno stato di totale decontrazione.
Fu allora che mi accorsi che facevo sempre la pipì troppo in fretta. Non svuotavo mai fino in fondo la vescica e questo contribuiva a mantenere contratto il muscolo pubococcigeo. Imparando a svuotarmi fino in fondo e praticando l'esercizio del palloncino, iniziai a vivere con i muscoli pelvici rilassati. Fu così che ritrovai la piena salute di tutta l'area e, finalmente, riuscii ad avere rapporti sessuali totalmente appaganti (solo ogni tanto nei giorni di tempesta, quando la furia degli elementi si abbatte sul veliero del mio cuore e la paura mi artiglia il petto sento lieve un piccolo bruciore. Ma è così lieve che non è un problema, semmai è un primo campanello d'allarme che mi fa capire quando chiedo troppo a me stesso).
Vi ho raccontato questa mia esperienza perché chiarisse, più di tanti discorsi, la necessità di affrontare globalmente certi disturbi, collegati al modo di vivere e di pensare di una persona.
Attaccare i soli sintomi non serve. Lo testimoniano milioni di persone che passano la vita a curare malattie croniche che non guariscono mai e che li costringono a convivere col dolore e il disagio. Debellare una malattia cronica significa vincere una grande sfida, stabilire una premessa formidabile per evolversi psicologicamente.
Quasi tutti i dottori si ostinano a curare la parte più superficiale della malattia (nel mio caso l'infezione), per niente scoraggiati dall'inutilità delle cure. E lo stesso atteggiamento è seguito da molti terapeuti alternativi. Sono settoriali, non vedono il malato come un insieme e non vanno a cercare le cause profonde dello squilibrio che, nel caso delle malattie croniche, sono sempre errori di atteggiamento emotivo e di abitudini di vita.
È da notare però che questa prassi medica ha in realtà una causa diversa dalla semplice pigrizia o incompetenza.
Il problema sono i pazienti e la loro passività verso il male.
Spesso il terapeuta è visto come un guaritore miracoloso e ci si abbandona passivamente nelle sue mani. Non è possibile curare un malato che non diventi soggetto della cura, che non si incarichi di capire egli stesso la natura del proprio male e gli errori di atteggiamento e comportamento che lo fanno ammalare. La guarigione prevede un cambiamento nel modo di pensare. Bisogna chiedere al medico non di guarire il malato, ma di dargli gli strumenti per guarire da solo. Se quando avevo 19 anni mi avessero insegnato l'amore morbido, senza erezione, e il rilassamento, avrei probabilmente risolto i miei malanni molto rapidamente. Ma solo a patto di diventare da subito il protagonista della cura.
Guarire dalle mie cistiti in un mese sarebbe stato comunque impossibile, perché erano il segnale di uno squilibrio non superficiale, accumulato nel tempo e causato da un modo di essere radicato nella mia personalità. Superare queste malattie croniche comporta perciò una rivoluzione del modus vivendi. Ovviamente questo pone un problema pieno di implicazioni filosofiche. Non è possibile guarire un paziente che non capisce come deve collaborare con il medico o che non è in grado di cambiare se stesso.
Come dicevano anticamente i cinesi
"Nessuna cura può guarire uno stupido".
Questa realtà spiega anche perché la medicina storicamente abbia incontrato tante difficoltà ad affrontare la malattia alla radice. I medici lavoravano per vivere e perciò curavano soprattutto i ricchi e i potenti. Gente spesso arrogante e presuntuosa, che rifiuta l'idea di essere nel torto e che vuole essere servita senza fare tanta fatica. E in fondo questo è l'atteggiamento che abbiamo un po' tutti.... Perciò non possiamo limitarci a biasimare i medici se le cose sono andate così. è certo però che, se ti trovi ad avere una malattia cronica e vuoi veramente guarire, devi innanzi tutto guarire il tuo punto di vista sui medici.
Gesù disse: "Ama il prossimo tuo come ami te stesso". Cioè, se non ami te stesso come puoi pensare di amare qualcun altro?
La malattia non è un elemento estraneo da vincere, è un fenomeno da capire, un'occasione per conoscere quali sono i comportamenti che si allontanano dalla tua natura e danneggiano il tuo essere.
Curarti diventa così un'appassionante indagine alla ricerca di te stesso. Tu diventi l'oggetto della tua attenzione, il mondo da scoprire, la cosa più importante. Ci hanno insegnato a non essere egoisti né egocentrici, ma è un insegnamento che induce in errore.
Se non sei curioso di conoscerti, di scoprire cosa ti fa stare meglio, come puoi avere la sensibilità per comprendere gli altri, amarli, aiutarli, ridere e giocare con loro? Sapere che io sono per me la cosa più importante del mondo e che la mia missione è vivere con gioia e allegria, è il secondo passo della guarigione.
Bisogna poi imparare a distinguere le proprie esigenze essenziali primarie e difenderle con dignità. Troppe persone sono afflitte da mali incurabili solo perché non hanno la forza né la fiducia necessarie per abbandonare situazioni invivibili. Per tornare a un esempio già fatto, quante donne intelligenti stanno con uomini che le picchiano solo perché sono prigioniere di un sistema di valori morali che nega loro il diritto alla felicità in nome "dei figli", "per evitare lo scandalo" o semplicemente perché non possono "accettare la sconfitta"? Quest'ultima motivazione è particolarmente curiosa quanto diffusa. Non ci si sacrifica per gli altri ma per se stessi, solo che l'obiettivo non è la nostra felicità o il nostro benessere, ma il nostro onore, la nostra autostima. Si tratta di un egoismo rivolto non verso la propria persona reale, in carne e ossa, ma verso un'immagine di se stessi alla quale si è affezionati. La propria identità, il personaggio, l'autostima... chiamatela come volete ma questa è la più grande cazzata megagalattica che mai sia stata inventata, e tritura più vittime lei di qualunque epidemia di virus cattivi che si divertono a farci a pezzi i linfonodi. E bada bene che tutti ce l'abbiamo dentro questo grossolano errore di pensiero, e ci vorrà tempo per eliminarlo.
Trovare la tua vera natura significa innanzi tutto capire cosa fai per te veramente (cosa ti fa ridere e ti dà piacere fisico, serenità e soddisfazione) e cosa invece fai per onorare il feticcio mentale della tua personalità, la soddisfazione unicamente psicologica di corrispondere alla tua immagine precostituita.
Bisogna imparare a chiedersi "ma perché voglio fare così?" Il gusto dov'è?
La cartina di tornasole per capire se vuoi fare qualche cosa solo per un tuo feticcio sta nel fatto che i desideri veri sono indirizzati verso una soddisfazione diretta di un bisogno. Faccio questo perché mi piace e mi piacerà anche il risultato che otterrò. I piaceri mentali invece ti costringono a eseguire un compito che ti fa schifo. Insisti solo perché sei convinto che così otterrai quello che vuoi. E quando lo ottieni ti accorgi che vuoi già un'altra cosa.
Non stai mai lì a goderti quel che hai e spali merda per trovare i diamanti.
E poi ricordati che i finti desideri, le fisime mentali, non fanno mai ridere. I desideri autentici, in carne e ossa, invece sono buffi. Questo è l'inizio. Nelle prossime pagine illustreremo un modo inusuale di considerare la cura. Ti proporrò alcuni esperimenti in grado di farti scoprire la potenza della tua mente inconscia e come utilizzarla per sviluppare la tua personalità naturale e la tua capacità di autocurarti.
Nell'ultima parte del libro troverai invece alcuni consigli per affrontare, caso per caso, le malattie più diffuse. Infatti, avendo avuto la fortuna di ammalarmi molto spesso, posso darti un parere di prima mano sulla maggioranza dei disturbi elencati nell'enciclopedia medica.
I consigli di Antonella Concina
ALIMENTAZIONE
Bere molta acqua e tisane diuretiche. Eliminare asparagi, pomodori, spezie e gli alimenti irritanti quali bevande alcoliche, caffè, tè, bevande gassate. Bere succo di limone e preferire mele, porri (ottima la minestra), rape crude. Aggiungere all'alimentazione yogurt e fermenti lattici.
IMPACCHI
Si possono fare degli impacchi al basso ventre con le foglie di cavolo-verza (2-3 strati) da tenere tutta la notte.
OLIGOELEMENTI ED INTEGRATORI
Si possono alternare le fiale di rame-oro-argento a quelle di manganese-rame. Vitamina C e Vitamina A.
FITOTERAPIA
Infuso di: foglie di betulla 20 g, foglie di uva ursina 20 g, epilobio 15 g, verga d'oro 15 g, tarassaco 15 g, ginepro 15 g, un cucchiaio da tavola per tazza bollente.
OLI ESSENZIALI
Caieput, 2-4 gocce in un po' di miele, 3-4 volte al giorno. Eucalipto, 2-4 gocce in un po' di miele, 2-3 volte al giorno Pino, 3-5 gocce in un po' di miele, 3-4 volte al giorno.
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