Mal di testa solidali
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- Category: Laboratori Progetto Benessere
- Published on Monday, 30 July 2012 15:26
- Written by Redazione
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di Gabriella Canova
Quando mi fu diagnosticata un'emicrania con aura avevo circa 33 anni e vivevo a Milano.
Un sabato mattina, mentre ero in ufficio, mi accorsi che il mio campo visivo si era ristretto da un occhio. Non vedevo più la parte destra del mio occhio destro...
Spiacevole... penso a uno sbalzo di pressione, dopo pochi minuti mi accorgo che non riesco più a leggere il giornale, le parole saltano davanti ai miei occhi e durante una telefonata non riesco a dire la parola "tavolo". A questo punto decido di andare a casa ma salendo in macchina sento di non avere più la sensibilità dei polpastrelli delle mani.
Ok, vado in ospedale... vicino al mio ufficio c'è il Fatebenefratelli, posso andarci a piedi... lì mi fanno una pera di Valium e mi dicono che è una crisi d'ansia perché sono obesa (cerco di spiegare che non è che ieri ero 60 chili e stamattina mi sono svegliata a 130... ma non mi danno retta). Poi mi cacciano su una sedia in una saletta e a me viene un mal di testa da incubo. Vado a casa e passo due giorni che non so neanche chi sono... un dolore incredibile.
Dopo vari esami (tac, elettroencefalogramma, doppler e quant'altro) un giovane e gentile medico dell'ospedale neurologico Besta di Milano mi diagnostica una "emicrania con aura".
"Lei è un caso da manuale" dice "praticamente succede che una vena del suo cervello si chiude e prima di arrivare il dolore, che è la vera malattia, lei ha una serie di disturbi neurologici"
"Bene" dico io "la cura?"
"Non c'è" mi risponde serafico il medico "possiamo solo darle dei farmaci che l'aiutino a superare le crisi"
"E la causa delle crisi?"
"Non ne sappiamo niente" dice lui sempre più serafico "speriamo solo di imbroccare il farmaco che le faccia sentire meno dolore. Deve cercare di fare una vita regolare, andare a letto e svegliarsi sempre alla stessa ora, non bere, non fumare, non... questo non la guarirà, perché non si guarisce da questo male ma magari aiuta..."
Fantastico.
Sì, il farmaco l'avevo trovato e lo prendevo ogni volta che sentivo arrivare i disturbi ma mi spaccava lo stomaco e anche se il dolore era lieve mi sentivo come dentro ad un acquario, le percezioni erano fumose e non potevo far niente.
Le crisi arrivavano a intervalli irregolari, impossibile pianificare alcunché.
A 35 anni mi trasferisco in Umbria, la mia vita cambia radicalmente ma l'emicrania non molla, mi accorgo che arriva quando sono molto stanca, e anche, soprattutto, anche quando pare a lei... la bastarda.
Poi un bel giorno conosco la dottoressa Matina Fabrizio, l'assistente del prof. Vezio Ruggeri dell'Università la Sapienza di Roma. All'università Ruggeri e la Fabrizio stanno conducendo uno studio molto interessante sui disturbi dell'alimentazione e riescono a curare con 12 sedute casi di anoressia e bulimia su adolescenti semplicemente attuando modifiche posturali e facendo giochi di visualizzazione: la chiamano "psicofisiologia".
Mi ci butto a pesce (grasso) e durante una di queste sedute parlo con Matina della mia emicrania e lei mi chiede "Che accade durante la crisi, fisicamente?"
"Dicono sia una vena che si stringe" rispondo.
"Bene" ribatte lei "àprila"
Seeee... come se non ci avessi provato, son mica una pivella della new age, penso, ma quando arriva la stronza forse mi agito e la visualizzazione della vena che si apre, non funziona.
"No, no" dice Matina "aprila fisicamente"
"Cioè?"
"Prova a chiudere la mano sinistra a pugno e avvolgi il pungo con la mano destra, stringendola, poi, facendo forza, apri il pugno. Prova un po' di volte, quando senti che arriva la crisi"
Bah... certo che provare non costa niente... mal che vada c'è sempre il pillolone di scorta...
Pochi giorni dopo, sto aiutando al ristorante di Alcatraz e sento che il mio occhio fa lo scemo... bah... provo. In mezzo al ristorante qualche ospite ha visto una cretina che chiudeva una mano a pugno, la copriva con l'altra e poi apriva il pugno, mettendoci forza.
La crisi non arriva. "Mah", penso "sarà stato uno sbalzo di pressione e non l'emicrania".
La volta dopo idem... e quella dopo ancora niente crisi...
Vuoi vedere che...
Dopo un anno ho smesso di andare in giro giorno e notte con le pillole in tasca e ho anche smesso di fare quel gesto, perché secondo me il mio cervello ha recepito il messaggio, non ne ha più bisogno. La venetta ha capito l'antifona e quando sta per stringersi si ricorda di Matina e si riapre subito. Oggi ho 49 anni e da almeno 12 non ho più avuto una crisi.
Non son neanche dimagrita... ma questa è un'altra storia.
Racconto sempre questa storia, appena ne ho l'occasione perché spero serva a qualcuno che ha il mio stesso problema. Finora non ho avuto altri riscontri, e forse questa tecnica è servita a me e magari altri hanno trovato altre soluzioni. Che mi raccontate voi?
Questo articolo è stato pubblicato sul blog di Jacopo Fo nel 2007. Qui i commenti raccolti al tempo.
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